*occhi di tacco!*

da “Occhi di tacco” di Emilio Ceruti.

 

“…l’amore era fuggire. uguale a dire che l’amore è correre. di soppiatto, nella notte. per andare o per tornare. l’importante è non stare mai fermi. questa la loro idea dell’amore. ciò ha portato un po’ di amarezza con gli anni. ma ora sanno che amare è evolversi, passare da uno stato più basso ad uno più alto. con i propri tempi. nei propri spazi. la pazienza è virtù di pochi, perché tutti vogliamo tutto e subito. per questo esistono occhi di tacco. l’alterego che sublima il loro bisogno insoddisfatto. il lusso riflesso negli occhi della gente è un lusso difficilmente gestibile. le persone non capiscono, si perdono, si confondono. in pochi sanno tenere la situazione sotto controllo quando si tratta di lusso. ma loro. sempre vive. in evoluzione. sottraggono lusso ai lussuosi per farne un’arte e non un fenomeno. 

l’alcol annebbia la vista, ma arrivano comunque a casa. di Mister G neanche l’ombra. 

mini nel garage. 

tacco rosso e frangetta calimero barcollanti verso la porta. 

appoggiata alla porta una tela. 

che si apre tra guanti neri a pois bianchi. 

un brivido scuote le delicate ossa. 

una scritta ferisce la tela. 

“uccidimi. e poi tutto andrà bene.” 

Grazie a Emilio,che ancora una volta ha scritto di me,che mi conosce così bene da riuscire ad immaginare esattamente tutto quello che è successo in quella sera senza il bisogno di essere lì,che mi sostiene,mi sopporta,mi fa ridere,che c’è sempre,nonostante sia dall’altra parte del mondo!

 

“E allora,ancora una volta,spegni la luce,chiudi gli occhi e,schiaccia “play”…ed ascolta questa canzone di Giuliano Palma insieme a me …”

the monster inside of me?!*

Ieri mi è arrivato un nuovo mostriciattolo!Me lo hanno regalato da aggiungere a tutti gli altri ed io naturalmente sono contentissima,chi mi conosce bene sa che queste cose mi rendono felice!Mai come in questi ultimi anni è uscita questa “moda dei toys”,di qualsiasi forma e materiale essi siano fatti piacciono a tutti!Un nuovo modo di sognare ancora con i giocattoli anche per i grandi!Mai come ora poi,in questo momento in cui non si capisce più nulla in questo strano mondo,dove si parla solo si problemi,di soldi che non ci sono,di guerre,di violenza c’è bisogno di ritrovarsi tutti un pò bambini,fermarsi un attimo,non pensare e sorridere!Beh,i toys in questo caso,secondo me,aiutano!La cosa che più mi piace poi,di questa nuova generazione di giocattoli è che possono davvero essere realizzati con poco,i materiali sono i più svariati,l’importante che alla base di chi li realizza ci sia tanta fantasia…ed il “gioco”è fatto!

Su Trickproject potete trovare pupazzi come questo della foto,la cosa che mi piace è che non ne esiste uno uguale all’atro e sul sito addirittura potete decidere il vostro toys da soli,a seconda di come lo volete gli date vita e ve lo “assemblate” ed in men che non si dica avete il vostro trick unico!Io il mio ora ce l’ho…adesso,sbizzarritevi voi!

Se penso ai mostriciattoli,penso anche ai personaggi dei disegni Daniel Johnston,che se potessero prendere vita sarebbero tutti protagonisti di un mondo coloratissimo e fantastico!A questo articolo non posso quindi che associare un suo pezzo,in questo caso “the monster inside of me” ci calza a pennello!Buon ascolto!

WOW o UAU!!!

Sottotitolo:”Anche a Cremona qualcuno,ogni tanto ci prova!”

Parlo ancora di lui,Daniel Johnston.Questa volta non per parlare della sua musica,già citata e acclamata in qualche post precedente,ma voglio parlare dei suoi disegni,della sua “matta creatività”,che riversa in qualsiasi tipo di forma d’arte si ritrova!

Ieri stavo “gironzolando” per la mia città,in cerca di una cosa “speciale”,della quale non parlerò ora.Ieri è stata una bella giornata,beh,più o meno,ma comunque una giornata diversa,con sensazioni strane!E quando una giornata parte così,riserva sempre delle sorprese!Così,son passata in un negozio,uno dei pochi dove ogni tanto passo a curiosare,uno dei pochi che in una cittadina di provincia come la mia,cerca di fare un pò di ricerca e di tirare fuori delle “chicche”,rischiando magari che la gente qui non le capisca,ma provandoci comunque!Questo è quello che apprezzo,la voglia di provare al di là delle conseguenze,quello che farò io quando realizzerò il mio sogno…ricerca,ricerca,ricerca!!!Così,mentre curiosavo all’interno del negozio,la mia attenzione viene catturata dalla fantastica t-shirt con grafica proprio di Daniel Johnston,questa qua…
Con gli occhi sgranati mi dirigo verso la t-shirt e poi tutta esaltata inizio tutto un discorso(forse anche con troppa enfasi,ma son fatta così!)sulla maglietta in questione!Beh,non ci volevo credere che avevo cercato tanto questa t-shirt trovandola ovviamente solo sul web e,alla fine l’ho trovata a Cremona,dove mai mi sarei aspettata!Poi,col proprietario,iniziamo tutto un discorso su questa cosa,sul fatto che finalmente qualcuno aveva avuto il coraggio di “osare un pò” in questa città,sul fatto che probabilmente non le avrebbe capite nessuno,semplicemente perchè non erano le solite scontate grafiche.Poi parliamo di Kurt Cobain,cantante dei Nirvana che aveva indossato proprio questa t-shirt,agli mtv awards nel 1992!E lui,stupito dal fatto che fossi la prima a riconoscerla,gentilissimo mi fa vedere tutto il catalogo,mi spiega da dove arriva,il perchè le abbia scelte.I negozi dovrebbero essere tutti così,con persone dietro di questo tipo,che sanno quel che vendono e che con piacere ti spiegano il retro di ogni scelta!Sicuramente in questi giorni passerò di lì a comprarmi la t.shirt e farò qualche foto da allegare poi a questo post!Quindi,consiglio,se vi capita di passare dentro a questo negozio,Check point,per dare un’occhiata a queste t-shirt ma anche a tutto il resto!

Assurdo come nonostante tutto,qualunque sia il mio stato d’animo in questa strano periodo per me,ancora mi ritrovo a sorridere per una cosa così,magari futile per qualcuno,ma non per me,che cerco sempre di guardare le cose al di là dell’apparenza!Intanto ascolto questo pezzo,”True love will find you in the end” e penso…

history dressed of black,white and gray…

Ogni mio articolo nasce da un’emozione che mi porto dentro,di qualunque natura sia.Parte da me ed arriva,a volte inspiegabilmente,fino a qui.Come se qui mi sentissi libera di mettermi a nudo.

In questi giorni ho letto molto di un “poeta” italiano.Un poeta sì,perchè la definizione di “cantautore” non gli renderebbe affatto giustizia.Non esiste una canzone di Fabrizio De Andrè che non mi faccia pensare a poesia,di qualsiasi argomento lui parli,in qualsiasi forma,lui riesce a racchiudere parole come in contenitore magico.Chiudo gli occhi,ascolto una sua canzone ed ogni parola scivola dentro di me e libera un’emozione difficile da spiegare a così.

In particolare ci sono due canzoni che mi legano a questo “poeta”.”La ballata dell’amore cieco“,la storia narra di un uomo che si innamora follemente di una donna che gli chiede come prova d’amore di portarle il cuore della madre e poi di togliersi la vita.Ma poi la donna si accorge che il suo atteggiamento le si rivolta contro.Mentre lui muore con il sorriso,lei si rende conto che non le rimane nulla.Il testo di questa canzone è a mio parere pura,triste,malinonica,ma dolcissima poesia.

Un’altra ballata che amo di De Andrè,è sicuramente “Amore che vieni,amore che vai“,dove lui qui tratta il tema della “mutevolezza dell’amore”. “Io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai,amore che vieni,amore che vai”.

Potrei stare qui ore a parlare di questo poeta,ci sarebbero innumerevoli cose da raccontare.Io ho voluto descrivere quelle che sento più vicine a me ora.Come se a volte parlasse di me…Ma consiglio a tutti di chiudere gli occhi per un po’,ed ascoltare ogni suo testo,con le orecchie,ma soprattutto con il cuore.

“Perchè non esiste solo il bianco o il nero,ma innumerevoli sfumature di grigio…” 

Mi piace pensare così.




Sogno fluttuante…

Questa volta “parlo di me”,nel senso di qualcosa che ho “creato” io.Forse è arrivato adesso il momento perchè mai come ora mi sto così guardando dentro.Oggi stavo riguardando “Dollsfilm di Takeshi Kitano creativo regista giapponese che tempo fa mi ha ispirata a disegnare e realizzare questi abiti.Nel film,la realizzazione dei costumi è lasciata nelle mani di un altro grande artista giapponese Yohji Yamamoto,gli abiti dello stilista si confondono e si sciolgono dentro all’ambiente di questo bellissimo capolavoro,che narra tra le sue storie,quella dell’amore tra Sawako,che perde la ragione e Matsumoto che abbandona la propria condizione sociale per seguire la sua amata lungo il percorso della sua follia.Il tutto tra un’ambientazione fantastica,quasi onirica,tra fiori di ciliegio che cadono come pioggia.Vale la pena di vedere questo film anche per la fantastica e surreale fotografia.

“Il freddo è acuminato
Bacio un fiore di prugno
In sogno”
 
(Sôseki)

 

Tre versi e diciassette sillabe racchiudono il candore dell’Haiku.

Tre storie che compongono un film fatto di Haiku.


Attraverso la scelta dei tessuti,delle forme e dei colori ho cercato di riprodurre abiti che riconducessero a tutto questo,al sogno,alla follia,alla ricerca instancabile dell’amore,che tanto è narrata proprio nel film di Kitano.E che forse tanto inseguo io adesso.

Il mondo dell’ukiyoe e dei  suoi protagonisti, mondo che con le sue note esili ma di fascino indiscutibile mi ha ispirata a creare degli abiti che fossero omaggio, in chiave moderna, di quella propulsione alla ricerca della bellezza trasognante che dalle rive di Edo nel settecento ha influenzato, e influenza tutt’ oggi l’occidente.

Vorrei che i miei abiti fossero come moderne cortigiane, esili e dai colori che invitano caldamente all’abbraccio, leggeri, pronti a prendere le forme del vento che li sfiora, delicatamente ammiccanti e deliziosamente abili nel sedurre, tessuti dal fascino femminile stesso, resi unici dalla contaminazione delle forme e dei colori, ma destinati, come gli amori di Edo, a fluire e svanire nel tempo rubato ad un sogno.”(dalla mia tesi di laurea “Edo,sogno fluttuante”).

Come in ogni mio articolo,anche a questo lego una canzone,che mi rimanda ad un pensiero.In questo caso sto ascoltando “Lanterne rosse” di Vinicio Capossela.

Dammi il tuo miele,bambina…yeah!

“Giri per la stanza con gli occhi fissi al vuoto. sei certa che siano vere; centinaia di farfalle gialle ti passano accanto, ti sfiorano il collo, creano un mulinello color ruggine che fa danzare i tuoi capelli, sottraendoli alle leggi della gravità. 
la gelosia, pensi. 
prenderai il libro che lui ti ha regalato poco tempo fa. parla di una cittadina polverosa in cui il tempo si è rotto e la gente non riesce ad invecchiare. la polvere copre i ricordi e le persone si ritrovano senza memoria. biasimerai la tua memoria e penserai che il ricordo è un dono che non gradisci. pregherai per un po’ di polvere, ma vedrai solo il tuo riflesso opaco sui vetri appannati del tuo appartamento troppo vuoto. tutto ti ricorda che c’è troppo vuoto intorno a te. e questo vuoto viene dal vuoto dei ricordi. 
come vorresti saper trattenere quelle farfalle gialle per per mostrargli il tuo dolore la prossima volta che tornarà da te. perché sai che tornerà. torna sempre. e tu vuoi tutto di lui. anche se sai bene che non avrai tutto di lui. sospiri appoggiata al cemento freddo e trattieni il respiro per vedere cosa si prova quando si affoga. la radio passa una canzone dei beatles. 

I dream of you first kiss and then
I feel upon my lips again
A taste of honey
A taste of honey
Tasting much sweeter than wine
Do dut don du, do dut don du 

quando da piccola ti chiedevano qual era la tua bibita preferita, rispondevi “miele”. se te lo chiedessero ora diresti che è lui. cazzo, perché invece tu non puoi essere il suo miele? i suoi ricordi sono veri. questa è la differenza. a lui hanno insegnato l’amore. tu non ci sei riuscita ad impararlo. lui ballava per sua madre mentre lei cucinava per lui ascoltando la radio. lui ha avuto le colazioni tutti insieme delle domeniche di festa. tu che hai avuto? solo bisogni insoddisfatti. 
ed è per questo che gli permetterai ancora una volta di venire a casa tua, ad un’ora a caso nella notte, perché non riesci a dire no. saranno altri frammenti di piacere sporco e poi il solito vuoto. il rituale di sempre. se solo lui sentisse la metà di quello che provi tu. eppure arriverà. spegnerà adagio la luce. le sue mani sul tuo collo appena sfiorato da centinaia di farfalle ruggine. la sensazione sarà la stessa e tu starai sul filo della trepidazione, ti crogiolerai nella solitudine abitata da due corpi estranei. gli regalerai ancora una volta i tuoi pensieri senza far rumore. e lui risponderà distrattamente con un bacio sulla fronte, sul collo, sui seni. mai sul cuore. e con le mani attanagliate ai tuoi fianchi. 
ti stringerà senza afferrarti, come sempre. lo stringerai con la speranza di afferrarlo, come sempre. 
e poi tornerà da lei. e ti farà male. 
sai che diversamente non può essere. e d’improvviso ti renderai conto della futilità dell’amare. di quanto siano aleatori i sentimenti. tu non l’avrai mai. dovrai solo accontentarti di briciole d’intimità. e sempre col volto disegnato dal rifiuto accanito alla solitudine. 
ti stringono i collant e decidi di toglierti tutto. come in un nuovo inizio. vai allo specchio e ti passi una mano sul viso. poi scendi, ti sfiori i seni, il tuo fallimento. non sei mai riuscita a nutrire un vero amore con i tuoi seni. il rammarico delle cose perdute. la sterilità dei tuoi comportamenti ti ha portato a sospirare davanti ad un riflesso incerto di una finestra appannata. e ti togli la blusa. ti afferri i seni. chini il capo. seni inutili. sono più suoi che tuoi, avido di loro, seni scontati. come i fianchi su cui ora scorrono le mani fino a scendere giù a togliere la gonna. e i collant. noti una smagliatura che prima non c’era. un altro segno del tempo che passa. un altro segno dei tuoi fallimenti. una tacca in più che si perde nella miriade di tacche che scandiscono la tua vita fatta di vuoti a rendere. non sei mai riuscita a dare il tuo miele. sei un vuoto a rendere. la vasca da bagno è piena fino all’orlo. dalla finestra, la luna la illumina appena. per un attimo tremerai al contatto con l’acqua fredda. poi passerà, perché anche tu sei fredda. lui stasera non verrà. ormai ne sei certa. regalerai quello sguardo alla flebile luna. canterai il tuo dolore che colorerà l’acqua di rosso porpora. non capirai da dove viene tutto quel vapore che ti inonda il viso. forse saranno le lacrime. forse l’intensità del tuo dolore. l’acqua è fredda. tu sei fredda. eppure il vapore invaderà la stanza fino a coprire tutto. e tu nemmeno riuscirai a vederlo il rosso porpora che ora ti avvolge. nemmeno le sentirai le lame che aprono le vene. l’unica cosa che sentirai sarà la sua voce: 
“dammi il tuo miele, bambina. yeah.” 
e poi un caldo vuoto.”

di Emilio Ceruti aka “Toffolo”.

Grazie ad Emilio,che ha scritto questo bellissimo racconto,che per certi versi racconta di tutti e due.Ci sentiamo un pò nello stesso modo quasi contemporaneamente è Toffolo?!..Io qui,tu dall’altra parte del mondo!Ma certe sensazioni ci accomunano e ci legano nonostante i chilometri di distanza.A tratti,non per tutto,provo le stesse cose che hai scritto tu e che racchiudi dentro a questa breve storia.E così leggendolo mi sembra di averti un pò più qui vicino a me.E anche io mi sento un pò così…tutti e due nel nostro “limbo”…e anche io voglio le farfalle,ancora…e ancora.E anche io vorrei essere ancora…miele.

Leggo il tuo racconto e ascolto questa canzone,”è troppo facile” di Meg,nel video lei sembra fatta di mille farfalle!

*Il problema non è la caduta,ma l’atterraggio???

Oggi è una giornata importante, quasi un “nuovo inizio”. A dir la verità, ora è tutto “nuovo” per me, il ridere, il piangere (forse quello anche troppo?!) il sorprendermi di me stessa, lo scoprirmi nuova…o forse semplicemente il vedere dentro me, senza barriere, scudi e muri spessi dettati dalla paura. Ognuno di noi si porta dietro un bagaglio di cose che inevitabilmente lo segnano, a volte difficile da superare, altre più facile. Come se tutto questo mio “pensare” di questo periodo mi stia inevitabilmente “portando da qualche parte” ,ferma comunque in ciò che credo e, nonostante tutto, a costo di risultare “matta”, sicura che se davvero una cosa la vuoi così intensamente allora si realizza…così mi hanno detto! Si dice che il tempo a volte guarisce, che a volte serve, io voglio usare questo tempo per continuare a crederci…

Tempo fa ,un mio caro amico,ha scritto di me: “L’immagine del tuo essere nitidamente percepita, il minuzioso intreccio di parole mai proferite, di questo tesseremo un velo, senso e somiglianza della tua confusione, sarà di intime sfumature il tuo vestito, indossandolo…ti sentirai nuda”  (grazie a Mauro Carrozzo).

Lui ha saputo esattamente percepire tanto tempo fa, quello che io vedo solo adesso.

Questa volta, ho voluto usare una citazione del film “l’odio“, film in bianco e nero del 1995 diretto da Mathieu Kassovitz. In questo momento mi sento così, come se ogni giorno mi risveglio là in alto, su quel palazzo di cinquanta piani e, ogni giorno, cadendo,  provo a ripetermi”fino a qui tutto bene”, ed ogni giorno cado e cado ancora e poi, cerco di pensare…“l’importante non è la caduta,ma l’atterraggio”.

 

 

Quindi forse oggi, questa data, per me, non rappresenta solo un semplice numero, ma il provare un qualcosa di nuovo, che fino ad ora non ho mai avuto il coraggio di fare, per tutte le mie paure, per tutto il mio nascondermi dietro qualcosa di piu’ “facile” .Non voglio smettere di credere in quello che sento, nemmeno se fa male, voglio solo affrontare tutto con più consapevolezza di me stessa, quella che ora ho un pò di più…”e chi l’avrebbe mai detto?!”…tutto può cambiare, questo ho imparato, ma tutto può anche essere rivissuto con altri occhi, questo ho scoperto, semplicemente come un “nuovo inizio!”…