MANUALE DI ISTRUZIONI PER DONNE CON LE “GINE”

Parliamoci chiaro, quei cinque giorni al mese, chi più chi meno, arrivano da tutte! Puntuali come un orologio svizzero (si spera) ogni mese suonano alla porta di ogni donnina e, inevitabilmente arrivano quei giorni in cui ti senti uno schifo totale.
Le tette si gonfiano (e questo chiaramente all’uomo piace), ma fanno così male che solo al pensiero che qualcuno te le tocchi ti viene da urlare, la pancia gonfia, la schiena che fa male, i capelli che non ti stanno e, qualsiasi vestito che indossi, anche  quello alla posizione top numero uno dei tuoi outfit, quello con cui ti senti “una fica da paura”, beh, anche quello ti abbandona e ti fa sentire una nerd sfigata brufolosa del cazzo in mezzo ad una mandria di modelle.
Tutto questo schifo fisico poi è ben condito da una nevrosi psicologica che ti rende acida più della panna acida, un secondo prima,  eri dolce ed amabile, un secondo dopo, eri inconsapevolmente diventata la sorellastra di Cenerentola, quella brutta e stronza.
Tutta questa premessa serve ad introdurre poche e semplici regole che a voi ometti potrebbero tornare utili in quei giorni. Sì perchè, voi le gine non ce le avete, ma di riflesso, che lo vogliate o no, ve le dovete in parte “puppare” pure voi (tiè!).

1- mai e dico mai, sminuire gli scompensi delle gine davanti ad una donna in quei giorni. Normalmente l’uomo spara battute a raffica, come cartucce impazzite, che ottengono un risultato ben diverso dal risultare simpatici ai nostri occhi.

2- quando, in quei giorni, la donna ti dice che si fa schifo in tutto, che è grassa, gonfia e cessa, beh, senti a me, assecondala. Anche se comunque, quando tu le dirai che invece è una figa assoluta e lei continuerà a dire che non è vero, che si sente un cesso con le gambe e che tu lo dici solo perchè la ami… beh, continua ad assecondarla, non stancarti mai.

3- ultima regola, ma non per ordine di importanza, non contraddirla mai , nemmeno se sai pienamente di avere ragione. Credi a me, è una lotta persa, che porterà solo ad un’altra lotta, quindi il mio consiglio è: respira, porta pazienza, è molto più saggio.

Inutile a questo punto definirvi la parola “gine”, credo che tutti abbiate ben capito di che si tratta, in fin dei conti  bisogna trovare simpatici nomignoli anche per le cose che ci piacciono di meno, con l’autoironia poi, le cose le digerisci meglio!

Leggete e fate vostre queste semplici regole, ascoltando questa bellissima canzone dei Portishead, amen!

“People don’t change blues” (song of the day)

Da poco ho scoperto “The Growlers“, gruppo di formazione  recente, fondato sulle spiagge californiane, correva l’anno 2006. Influenzati dal rock’n’roll degli anni ’60 e dal rock psichedelico, hanno dettato legge anche per il loro stile! Io non li conoscevo, ma mi piacciono tantissimo e, “People don’t change blues” è diventata la mia nuova canzone tormentone preferita del momento! Il mio consiglio è di ascoltarli, date un’occhio anche ai loro video, questo in particolare merita una sbirciatina!

Quando prendi la novantuno.

Quando sali sulla novantuno, puoi assistere a qualsiasi spettacolo.
Dal bambino tredicenne che torna da scuola che attacca bottone con te parlando del vetro dell’i.phone, tutto cicciobombolo teneroso che però tenta di fare il grande e ti saluta dicendoti “magari ci rincontriamo sullo stesso autobus!”, alla tipica nonnina milanese. Su di lei vorrei soffermarmi un attimo per la  descrizione.
Occhiale da sole rosso fuoco, bastone,capello bianco perfettamente in piega cotonata, come da manuale e, la cosa più bella e allo stesso momento singolare, alle mani indossava guanti monouso, per capirci quelli con cui prendi la verdura allìEsselunga. Tra le sue lamentele, urlate in un perfetto show per un intero quarto d’ora di viaggio, narrava degli innumerevoli batteri che aleggiano sulle sbarre di ferro dei tram. Da qui i suoi guantini usa e getta, che indossa giornalmente ad ogni corsa. Ogni volta che salgo su un mezzo pubblico c’è sempre una storia diversa da seguire, un racconto da archiviare e perchè no, qualcosa da imparare.
Mi piace immaginare la vita di ogni persona che incrocio in quei cinque minuti di viaggio.
Del resto, ogni nonnina ha sempre un paio di stivali vintage che vorresti avere tu!

Oggi è stata una giornata da sorriso  sul cuscino. Mi piace dormire con il rumore della pioggia che si mescola perfettamente con le note di questa canzone di Ella Fitzgerald. Bonne nuit.

La mia dipendenza dai sogni.

“Tiro un sospiro, accendo la mia colonna sonora e mi metto a scrivere.
In realtà mi accendo anche una sigaretta… ecco una banale dipendenza da cui dovrei fuggire!
L’argomento è la dipendenza.
Parola dalle mille sfaccettature, vestita di colorati abiti o nuda che sia, ognuno ha la sua.
Quella che vi voglio raccontare io è la dipendenza dai sogni, della quale ormai non riesco a farne a meno.
Sono scappata da tutto ciò che era sicuro per seguirla, mi sono ritrovata sola con i miei sogni.
Mi sono ritrovata sola con la mia dipendenza.
Bene o male che mi faccia, è la mia benzina, ciò che ogni giorno mi fa andare avanti e che mi fa rimanere attaccata a me stessa.
Dipendere dai sogni significa non voltarsi mai indietro credendo di aver sbagliato.
Dipendere dai sogni non significa attaccarsi all’astratto delle cose, ma crederci talmente tanto da poter arrivare ovunque, prima o poi.
A volte, mi sono sentita stupida e consumata da questa forma così forte di bisogno, a volte mi son semplicemente sentita una sognatrice senza nè arte nè parte.
Ma dalla dipendenza non puoi scappare, o per lo meno, non è così facile, il legame che si viene a creare è talmente viscerale, che, sia che ti faccia stare bene o male non puoi proprio farne a meno.
Questo bisogno incontrollabile che ogni giorno mi porta avanti e poi ancora al punto di partenza.
Questo bisogno che mi fa credere nei sentimenti, nelle mie qualità e, perchè no, anche nei miei difetti.
La mia dipendenza dai sogni mi sta portando ad inseguire quello che vorrei essere e fare nella vita, sul piano professionale e, sbandando, anche sul quello sentimentale.
Non era calcolato, ma è successo.
La dipendenza non segue strategie, ma è puro istinto.
Questo bisogno mi porta ogni giorno a buttarmi giù da un grattacielo, senza sapere se c’è qualcuno sotto a salvarmi o meno.
Io credo che un giorno la mia dipendenza mi porterà a realizzare il mio sogno, quello che inseguo e con il quale sono fuggita dalle mie sicurezze per raggiungerlo.
Voglio il mio piccolo mondo all’interno di questo mondo.
E mi piace pensare di dipendere solo da me stessa e dal mio sogno.
E mi piace pensare di poterlo raggiungere così.
Voglio che questa dipendenza mi consumi talmente tanto da rendermi ostinata a tal punto da farcela.
Dipendere dai sogni significa questo in fondo, chiudere gli occhi per poi riaprirli quanto sai di averli realizzati.”


Presente in Tycoon, un volume che racchiude la libertà di esprimersi attraverso i diversi mezzi artistici c’è anche questo mio scritto sulla “dipendenza dai sogni”. Sabato pomeriggio grigio e noioso?! Se non sai che fare, allora dai un’occhiata ed ascolta questa!

VALAGUSSA

Proprio il momento migliore per dare un’ascoltatina a questa nuova canzone degli Orange. Ti sei svegliato adesso?! Non fa niente, ascoltala. Stai cucinando due uova strapazzate?! Non fa niente, dai ascoltala! Stai aspettando sotto casa la fidanzata?! Beh, potrebbe metterci molto tempo, nel frattempo allora, ascoltala!!! Poi dimmi che ne pensi!

Poi magari… ascoltati anche questa, che a me piace tanto!

“IL TRATTATO DEL FINTO TRASANDATO CHIC” (what women think!)

Ieri chiaccherando con un’amica del solito argomento: le donne, gli uomini, il cuore, ci siamo trovate a riflettere su come noi femminucce siamo sempre molto più attente su quello che ci succede intorno. E, tra una risata, un vaffanculo  ed una confessione sono arrivata a questa teoria.

Quante di voi, quando aspettando a casa il principe azzurro, l’ometto del momento, quello che ancora non è esattamente vostro, ma che sapete di sicuro che è quello che volete, quello che invitate con una banalissima scusa tipo :”hey, non so cambiare la lampadina non è che potresti passare tu?!”, beh, quante di voi mentre lo aspettano, eseguono ore ed ore di preparazione per arrivare al giusto look “finto trasandato chic”?! Tu lì, davanti allo specchio, cercando il giusto abbigliamento per far sì che lui ti rivolga più di uno sguardo consapevole del fatto che comunque eri in casa, quindi in toeria in tenuta “casual”. Ci sono svariati modi diversi di interpretare questa teoria , ma alla base ci sono determinate regole:

1. indosso quella cosa che mi fa sentire completamente a mio agio, ma che so che allo stesso momento mi rende, come dire “sexy”. (Partiamo dal presupposto che a parer mio essere sexy non significa portare succinti perizoma di pizzo, ma è uno stato mentale, se indossi una cosa, che apparentemente potrebbe essere tutto tranne che quello, ma tu ti senti irresistibile, allora risulterai sexy).

2. cura di trucco e capello. E qui è importante stare attente: non è che puoi farti trovare in casa come una zitella sesantenne che aspetta l’idraulico con la speranza  che le aggiusti qualcosa in più che il tubo di scarico, truccata con impalcatura di cerone stile cemento, rossetto multistrato e mascara a grumi cosparso sulle ciglia. Qui è importante che tu sia più naturale possibile, anche se curata, insomma, se già ti rivolge uno sguardo se sei così, allora, è fatta!

3. ultima regola, ma non per ordine di importanza, far sì che nell’insieme lui non si renda mai conto che il tuo “finto trasandato chic” aveva alle spalle almeno un’ora di preparazione.

Tutto questo, insomma, alla fine è per dire questa cosa.  Spesso gli ometti non si rendono conto di come noi donnine stiamo attente a tutto, danno per scontato qualsiasi cosa.  Quando s’incazzano perchè hai fatto tardi e poi ti dicono “come sei carina stasera”, nella loro mente mai il pensiero che siamo così  anche perchè c’è stato del lavoro dietro li sfiora… e voi vorreste solo dire “grazie lo so, ci ho messo esattamente due fucking ore per essere così”, ma poi, a quelle parole, ci sciogliamo come una panetta di burro a bagnomaria, addolciamo lo sguardo… e ci lasciamo dolcemente cullare da quella sensazione e, se la matita cola, non ha più nessuna importanza!

Vi lascio alla lettura e riflessione su questa stupida, ma genuina e vera teoria ascoltando questa canzone di John Lennon.

CYCLE CHIC!

Onore alle cose belle! Cycle Chic è un bellissimo blog che arriva direttamente da Copenaghen, luogo dove da tempo l’avanguardia ne fa da padrona. Ultimamente sembra ci sia un ritorno al rispetto della natura, soprattutto nelle metropoli. L’uso quindi delle biciclette come mezzo di trasporto per combattere stress, traffico ed inquinamento, sta prendendo il sopravvento! Questa è una cosa che ci piace molto!

In Cycle Chic, la gente viene fotografata per strada in sella alla propria bicicletta, che sia di design, stile “graziella”, scatto fisso ecc… si viene immortalati sfoggiando il proprio look e la propria bicicletta, in giro per la città! Mi piace l’idea di staccarsi dai soliti  blog di moda, cercando un modo innovativo per distinguersi e, nello stesso tempo, un buon modo per sensibilizzare ed invogliare le persone a muoversi sulle due ruote a pedali!

Mentre date un’occhiata al blog, vi lascio questa canzone, magari da ascoltare, a cavallo della vostra bicicletta! Yo!